Nella Francia del dopoguerra, un mite
insegnante di musica, Clement Mathieu, disoccupato, trova lavoro come
sorvegliante in un collegio per ragazzi difficili. Il suo solo nome è tutto un
programma: "Il fondo dello stagno".
I ragazzi sono orfani, o figli di ragazze madri, o disadattati. Si presume
che non avranno un futuro decente. Vengono educati con disciplina ferrea al
motto: "Azione: reazione!", dove, ad ogni azione scorretta, segue
immediatamente una punizione con la reclusione in una cella buia o con lavori
di pulizia. Qualche volta sono usate anche le botte.
All'inizio i ragazzi tentano anche con lui ogni sorta di cattiverie, ma
rimangono spiazzati dal suo modo di fare. Nonostante tutto, l'uomo non li
denuncia al severo direttore, ma
piuttosto li corregge con metodi che li facciano riflettere e capire dove hanno
sbagliato.
Quando scopre che i ragazzi hanno rubato la sua musica, quella che teneva chiusa
in una borsa credendo di non doverci pensare mai più, decide di
"punirli" obbligandoli a cantare in un coro.
Poco alla volta i ragazzi scoprono la bellezza della
musica e il piacere di lavorare insieme per ottenere un prodotto gradevole e
armonioso.
Tanti sono gli aspetti umani presi in considerazione:
la cattiveria del direttore, la solidarietà degli insegnanti, i sentimenti
provati dai ragazzi: ribellione, prevaricazione, bullismo, ma anche orgoglio,
amicizia, riconoscenza e gioia quando capiscono di essere stati perdonati.
Significative le parole che il maestro ha scritto per
loro in un canto: “Prendili per mano e portali verso un altro domani. Nel buio
della disperazione un raggio di speranza. L’amore per la vita aprirà sentieri di gioia”
Come
disse lo scrittore e poeta William Butler Yeats: “Educare non è riempire un
secchio, ma accendere un fuoco”